Sara Coletta vincitrice della borsa di studio di Piccoli Punti per l’anno 2021, si racconta

La dottoressa Sara Coletta è entrata, a gennaio, a far parte del team di ricerca che si occupa del progetto ‘Nuove Strategie Terapeutiche per il Melanoma Metastatico’, grazie ad una borsa di studio offerta, per il secondo anno consecutivo, dall’Associazione Piccoli Punti.

 

Per introdurre la dottoressa Coletta nella realtà della Piccoli Punti e presentarla a tutti i sostenitori che negli scorsi mesi hanno aiutato a garantire la continuità del supporto al progetto, anche per il 2021, abbiamo pensato di chiedere a Sara di fare assieme una chiacchierata per conoscere meglio lei e il suo lavoro. Ecco cosa ci ha raccontato.

 

 

Sara, come descriveresti, brevemente, il tuo percorso accademico e i passaggi fondamentali che ti hanno avvicinato all’ambito nel quale oggi lavori?

Mi sono iscritta al corso di laurea triennale in biotecnologie nel 2011. Avevo appena preso il diploma al liceo scientifico e, a differenza di tanti miei compagni, non avevo ben chiaro che cosa avrei voluto fare da grande. Anzi, sinceramente, al tempo non sapevo neanche che esistesse la figura del ricercatore, o meglio non credevo che potesse essere un lavoro, l’unica cosa che avevo ben chiaro era che mi piaceva studiare e soprattutto che mi piaceva studiare le scienze. Questa certezza si è consolidata sempre più durante la triennale, motivo per il quale nel 2014 ho deciso di proseguire gli studi iscrivendomi alla laurea magistrale in Biotecnologie Industriali. Durante l’ultimo anno ho svolto l’internato di Tesi magistrale in un laboratorio di Biologia cellulare presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova e questo credo sia stato uno dei passaggi fondamentali che mi hanno portato dove sono oggi. Sono rimasta affascinata dalla biologia cellulare e dal mondo della ricerca immediatamente; terminata la laurea e senza pensarci un attimo ho vinto una borsa per restare in quel laboratorio e proseguire il lavoro iniziato in tesi. Un anno dopo mi sono iscritta al corso di dottorato in Bioscienze, sempre presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, ed ho iniziato il PhD nel laboratorio della Professoressa de Bernard. È stato proprio qui che ho “incontrato” l’immunologia ed è stato amore a prima vista e questo direi che è il secondo passaggio fondamentale del mio percorso di studi.

A novembre di quest’anno ho consegnato la tesi di dottorato, chiudendo un bellissimo capitolo e iniziandone un altro. A gennaio, infatti, ho vinto la Borsa di studio della Piccoli Punti e vorrei cogliere questa occasione per ringraziare l’associazione per questa grande opportunità.

 

­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­Una passione in divenire per l’ambito scientifico, insomma.

Il lavoro di laboratorio potrebbe rappresentare, per chi non lo vive quotidianamente, un’attività individuale fatta di attenzione minuziosa al dettaglio; tu che della ricerca hai fatto la tua professione descriveresti il lavoro in laboratorio come un ‘gioco’ di squadra e scambio continuo o, al contrario, come un’azione in solitaria in cui la concentrazione è fondamentale per arrivare al risultato?

Questa è una domanda complicata, nel senso che non credo ci sia La risposta giusta, penso che ognuno di noi renda meglio in diversi contesti, chi in squadra e chi in solitaria. Dal mio punto di vista, il lavoro di laboratorio deve essere un perfetto mix, alla base della ricerca deve esserci lo scambio continuo di idee, di opinioni, di modi differenti di vedere le cose e modi alternativi di affrontare un problema biologico spesso anche contrastanti, ma quando poi vai al bancone e inizi i tuoi esperimenti, spesso più di uno contemporaneamente, la concentrazione del singolo è di fondamentale importanza. Ad ogni modo, l’ambiente lavorativo e, quindi, soprattutto i rapporti con la squadra che ti circonda per 10-12 ore al giorno, si riflettono poi sulla serenità e  sulla concentrazione e produttività del singolo. Quindi si, direi che l’azione in solitaria e l’autonomia sono importantissimi, ma la squadra è fondamentale.

 

Una domanda di rito, in questo periodo: come procede l’attività di laboratorio in questo momento storico? Dovete prestare attenzioni particolari? Avete subito rallentamenti, chiusure, nuovi protocolli?

Come per tutti questo periodo ha portato cambiamenti anche nell’ambito della ricerca, anche se fortunatamente molto limitati rispetto ad altri settori. Dopo il lockdown di marzo, durante il quale abbiamo dovuto limitare gli accessi al laboratorio il più possibile, siamo potuti tornati a lavorare quasi a pieno regime, ovviamente seguendo tutte le indicazioni precauzionali, indossando le mascherine chirurgiche durante la giornata lavorativa e osservando il distanziamento sociale.

Ora i rallentamenti maggiori sono dati dall’eventuali collaborazioni con le chirurgie che ora sono chiuse o limitate.

 

Da un paio di mesi abbiamo il piacere di contare su di te come nuova e fondamentale risorsa nel team dell’Associazione, come hai conosciuto la Piccoli Punti?

Ho conosciuto la vostra associazione grazie alla borsa di studio che l’anno scorso avete assegnato alla mia ex collega e amica Ambra.

 

La dottoressa Ambra Bertocco, con la Piccoli Punti nel 2020, è stata una risorsa preziosa in un anno così difficile e imprevedibile come quello che abbiamo trascorso; la sua positività e il suo entusiasmo, assieme a quello dei nostri volontari, sostenitori ed amici, ha contribuito a realizzare progetti indispensabili per la vita dell’Associazione.

Per quanto riguarda questo tuo nuovo percorso, cosa ti aspetti dall’esperienza che hai intrapreso grazie alla borsa di studio?

Più di dire che cosa mi aspetto, mi sento di dire quale è l’obbiettivo che mi pongo e che cosa spero di raggiungere. Il grande obbiettivo di questo progetto è quello di individuare nuove strategie terapeutiche per la cura del melanoma metastatico. In particolare, al centro di questo progetto di ricerca c’è una proteina prodotta dal batterio Helicobacter pylori, che si chiama HP-NAP. Questa proteina ha permesso di ottenere già una serie di risultati molto promettenti, soprattutto in virtù del fatto che è in grado di stimolare il sistema immunitario.

Per ora quindi il nostro obiettivo è studiare e capire quali sono i meccanismi che permettono a questa proteina di limitare la crescita tumorale e la metastasi del tumore.

 

Un’ultima domanda: come vedi i progressi della ricerca scientifica sul melanoma tra 5 anni? E tra 10?

L’obbiettivo che ci poniamo per il futuro è valutare le eventuali applicazioni terapeutiche della proteina HP-NAP e in particolare di riuscire ad individuare uno specifico profilo genetico dei pazienti che potrebbero trarre vantaggio da questo trattamento, in modo da ottenere una terapia mirata, personalizzata ed efficace.

La strada è lunga, ma nel mio piccolo mi impegnerò il più possibile per aiutare a percorrerla. Nel frattempo, vorrei ricordare a tutti quanti l’importanza della prevenzione!