Vaccino contro il Melanoma: ce lo spiega il Prof. Carlo Riccardo Rossi

L’inizio dell’ultima fase della sperimentazione del vaccino per la cura del melanoma è notizia dell’ultimo periodo. Potrebbe spiegarci meglio come funziona?

Finora sono stati sperimentati diversi tipi di vaccino contro il melanoma (vaccini a mRNA vaccini a base di peptidi, vaccini basati su cellule dendritiche). Il vaccino per il melanoma funziona in diversi modi, a seconda del tipo, ma quello di cui si è avuto notizia recentemente, anche sui giornali, è l’mRNA-4157/V940. Questo vaccino di Moderna è in fase di sperimentazione avanzata e ha già dato risultati promettenti.

Ci aiuta a capire meglio come funziona?

L’mRNA o RNA messaggero è un di acido presente nel nucleo della cellula che copia il DNA e, uscendo dal nucleo, porta il “messaggio“ ai ribosomi (organelli extra-nucleari) che vengono così “istruiti” a produrre determinate proteine con diversa funzione. Nel caso del nostro vaccino, il pezzetto di mRNA, costruito in laboratorio, copiando le mutazioni presenti nel DNA della cellula di melanoma, è in grado di trasferire ai ribosomi di cellule normali fino a 34 informazioni relative alle mutazioni del DNA del melanoma. Quindi i ribosomi di queste cellule produrranno fino a 34 proteine che le renderanno simili al melanoma e quindi riconoscibili dal sistema immunitario. Il metodo è lo stesso, mutuato dalla realizzazione dei recenti vaccini per il COVID-19, che ha risolto la problematica di far arrivare integro l’mRNA dal punto di inoculo fino alle cellule. Questo, una volta entrato nelle cellule, consente la produzione di proteine specifiche (gli stessi antigeni che si trovano sulle cellulle di melanoma), cioè quei segnali necessari al sistema immunitario del paziente per attivarsi e produrre gli anticorpi che riconoscono e attaccano le cellule del melanoma. Si tratta, pertanto, di un vaccino personalizzabile, in quanto ogni melanoma può presentare nel DNA mutazioni diverse

Il vaccino per il melanoma potrà quindi aiutare a contrastare la malattia?

In generale, i vaccini per il melanoma non sono usati per prevenire la malattia, ma per ridurre il rischio di recidiva dopo l’intervento chirurgico o migliorando la risposta alle altre terapie. In questo caso si tratta dell’immunoterapia somministrata, dopo l’intervento di asportazione delle metastasi, ai pazienti con rischio elevato di recidiva.

È importante sottolineare che i vaccini per il melanoma sono ancora in fase di sviluppo e non sono ancora disponibili per tutti i pazienti. Inoltre, l‘efficacia dei vaccini per il melanoma varia da paziente a paziente.

Secondo lei, tra quanto si esaurirà la fase di sperimentazione e quando vedremo finalmente il vaccino in commercio?

La durata della sperimentazione del vaccino per il melanoma è influenzata da molteplici fattori, tra cui la fase di sviluppo in corso, la tipologia di vaccino impiegato e l’esito degli studi condotti.

Il vaccino a mRNA per il melanoma si trova attualmente in fase 3 di sperimentazione, cioè l’ultima fase, che ha una durata di 2-3 anni. I dati preliminari sono incoraggianti. Infatti, evidenziano una riduzione del rischio di recidiva o morte del 44% nei pazienti che lo ricevono in combinazione con l’immunoterapia dopo l’intervento chirurgico. I risultati finali della fase 3 sono attesi per il 2025. Se confermati, il vaccino potrebbe ottenere l’approvazione definitiva dalle autorità regolatorie e divenire disponibile per i pazienti.

Cosa pensa della sua efficacia? Quali dati sono stati riscontrati nelle precedenti fasi di sperimentazione? È fiducioso riguardo le potenzialità del vaccino?

La riduzione del rischio di recidiva o morte è stata finora dimostrata sia dallo studio di fase 2 che da quello di fase 3 (a 18 mesi). Nel primo studio, in pazienti con metastasi linfonodali e/o a distanza, resi liberi da malattia dopo chirurgia, ad alto rischio di recidiva, la combinazione del vaccino con un farmaco immunoterapico (pembrolizumab) ha determinato una riduzione del 65% del rischio di recidiva o morte. Nel secondo studio, la combinazione ha evidenziato una riduzione del 44% del rischio di recidiva o morte. Inoltre, la sopravvivenza libera da metastasi a distanza a 18 mesi è risultata significativamente migliorata nel gruppo trattato con la combinazione di mRNA e pembrolizumab (91,8%) rispetto al pembrolizumab in monoterapia (76,8%).

I vaccini mRNA contro il melanoma hanno generalmente dimostrato un profilo di sicurezza favorevole.

Gli effetti collaterali più comuni, generalmente di entità lieve o moderata, includono reazioni avverse al sito di iniezione, “fatigue”, febbre, brividi, linfoadenopatia e mal di testa.

I dati finora disponibili, seppur preliminari, suggeriscono l’efficacia dei vaccini mRNA nel prevenire la recidiva del tumore e migliorare la sopravvivenza dei pazienti, pertanto sono fiducioso che nel giro dei prossimi due anni avremo a disposizione la possibilità di somministrare la combinazione anche in Italia.

Ulteriori studi clinici sono in corso per valutare l’efficacia di questa classe di farmaci in altri stadi della malattia e in diverse coorti di pazienti.

In questo momento esistono già vaccini per altri tipi di tumori? Se si, quali? E che efficacia hanno?

I vaccini contro il cancro non sono fantascienza! Esistono già diverse opzioni, sia per prevenire che per curare alcuni tipi di tumore.

Per quanto riguarda la prevenzione, il vaccino HPV ti protegge da papilloma virus, responsabile di tumori al collo dell’utero, pene, ano e altri, il vaccino contro l’Epatite B previene il cancro al fegato e quello contro l’Epatite A, riduce il rischio di tumore al fegato, in presenza di cirrosi epatica.

Per quanto riguarda la cura, il vaccino attualmente più promettente sembra essere quello mRNA che è in fase di sperimentazione avanzata per il melanoma. Si sta sperimentando lo stesso tipo di vaccino anche in altri tumori (sarcoma di Ewing, glioblastoma, tumore al polmone e al rene), ma i risultati non sono ancora disponibili. Anche per il cancro della prostata in fase avanzata si stanno sperimentando vaccini basati sull’uso di antigeni specifici o proteine espressi dal tumore che aiutano il sistema immunitario a riconoscere le cellule tumorali.

Ulteriori novità sono rappresentate dai vaccini basati su virus oncosoppressori, che sembrano promettenti per diverse tipologie di tumore.

L’efficacia dei vaccini terapeutici dipende dal tipo di tumore e dalle caratteristiche del paziente. Spesso si usano insieme ad altre terapie, come chemio o immunoterapia. La ricerca non si ferma mai: ci sono sempre nuove speranze!

Ringraziamo il prezioso contributo del Professor Carlo Riccardo Rossi che ci ha aiutato a comprendere meglio il funzionamento di questo studio rivoluzionario che rappresenta un nuovo e importante alleato per rendere il melanoma una malattia sempre più curabile.

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