Incontriamo il dottor Luigi Dall’Olmo dirigente medico dell’Unità Oncologica Complessa Chirurgia oncologica dei tessuti molli, del peritoneo e dei melanomi e il professor Fabio Scarpa bioingegnere e docente presso l’Università degli Studi di Padova. Chiediamo loro di rispondere alle nostre domande per aiutarci a conoscere meglio un progetto che avrà importanti risvolti nella vita di molte persone. Parliamo di un progetto assolutamente innovativo ‘Mappiamo la pelle in 3D’che l’Associazione Piccoli Punti sta sostenendo da alcuni anni e che continuerà a sostenere nei prossimi anni:
Mappiamo la pelle in 3d è un progetto che abbiamo iniziato a conoscere qualche anno fa. Quali sono state le fasi del progetto, le tappe raggiunte e quali sono i prossimi traguardi che intendete perseguire?
L’idea del progetto è nata diversi anni fa, ma ha iniziato a concretizzarsi nel 2020, quando sono arrivate le autorizzazioni necessarie ed è stato sviluppato il primo progetto di prototipo, fabbricato e posizionato all’Istituto Oncologico Veneto nel 2021. Successivamente alla messa a punto del macchinario abbiamo potuto fotografare i primi pazienti nei primi mesi del 2022. Da maggio dello stesso anno abbiamo iniziato a reclutare pazienti in modo strutturato (pazienti ad alto rischio che devono sottoporsi a biopsia, fotografati ogni 5-6 mesi).
I prossimi traguardi sono:
1. Analisi dei dati raccolti
2. Sviluppo di un software basato sulle moderne tecniche di intelligenza artificiale che renda questo dispositivo effettivamente utile per un più preciso e veloce screening del melanoma.
Molto interessante, ma come nasce e perché nasce questo progetto?
Ad oggi non esiste un dispositivo in grado di analizzare l’intero corpo del paziente, dando indicazioni al medico, ricavate in automatico, che possano aiutare il medico nello screening e nella diagnosi del melanoma. Di conseguenza la visita dermatologica risulta essere lunga, ed esiste una oggettiva difficoltà nel riconoscere in modo accurato i nevi sospetti. Al contrario, come ben sapete, c’è una crescente richiesta di visite specialistiche, con conseguente incremento delle liste di attesa, già sature in molti centri specialistici. Da qui l’esigenza di uno strumento che possa al contempo ridurre il tempo necessario per una visita specialistica, mantenendo l’accuratezza nello screening del melanoma.
Sottoscriviamo quanto dice e non vediamo l’ora che questo macchinario sia a pieno regime. In che fase del progetto vi trovate attualmente?
È ancora un progetto di ricerca. Il prototipo finora messo a punto consente di acquisire dati fotogrammetrici e termici, ma lo sviluppo del software necessario per la loro elaborazione e per ricavare informazioni utili ai clinici è tuttora in corso.
Sviluppo di software, analisi dei dati e ovviamente aspetti clinici correlati al melanoma: chi sono le professionalità coinvolte nel progetto? Con quali funzioni?
Inventori del prototipo sono il professor Antonio Galgaro e il dottor Giordano Teza, docenti del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova. Attualmente nel progetto sono coinvolti ingegneri afferenti all’area di bioingegneria, medici dermatologi e chirurghi oncologi, appartenenti a 3 dipartimenti universitari del nostro Ateneo: il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione – DEI (gruppo del dottor Fabio Scarpa), il Dipartimento di Medicina – DIMED (gruppo del professor Mauro Alaibac) e il Dipartimento di Scienze Chirurgiche Oncologiche e Gastroenterologiche – DiSCOG (gruppo del professor Simone Mocellin).
Un team multidisciplinare insomma e parlando di beneficiari: quanti e quali saranno i beneficiari di questo progetto?
Il dispositivo che stiamo sviluppando ha le potenzialità di estendere lo screening e supportare le diagnosi di melanoma, riducendo il tempo necessario per una singola visita, soprattutto per pazienti con tanti nevi. La mappatura dei nevi sull’intero corpo e l’individuazione di nuove lesioni o modifiche di lesioni già esistenti è un compito complesso che richiede molto tempo ed un’elevata concentrazione da parte di un clinico esperto. Questo dispositivo consente in pochi secondi di fotografare un’ampia porzione del corpo, potenzialmente tutto il corpo, e ricavare informazioni utili al medico, ad esempio evidenziando sull’immagine la zona del corpo in cui è state rilevata una nuova lesione.
Di sicuro un contributo fondamentale per la prevenzione, ma quali sono i tempi previsti per la completa messa in uso dello strumento?
Per arrivare ad uno strumento che sia pienamente funzionante prevediamo serviranno almeno due anni. Abbiamo bisogno anche di risorse economiche, per mantenere nei gruppi di ricerca il personale qualificato allo sviluppo degli algoritmi (ingegneri o ricercatori di branche affini che sviluppino il software) e alle analisi cliniche (data manager e ricercatori clinici).
Attendiamo con ansia nuovi sviluppi e soprattutto non vediamo l’ora che questo macchinario possa entrare a far parte degli strumenti di prevenzione del melanoma.
Un’ultima domanda, la vision con cui è nata l’Associazione Piccoli Punti è ‘Rendere il melanoma una malattia sempre più curabile’ : come immaginate che il macchinario che state mettendo a punto potrà impattare positivamente la vita di tanti e tante pazienti?
Alle potenzialità già descritte prima, si aggiunge la semplicità di utilizzo: il paziente deve semplicemente stare fermo per pochi secondi, ad una distanza di circa 1 metro e mezzo dallo strumento. In questi pochi secondi vengono scattate simultaneamente le foto da varie angolature ed acquisiti i dati termici. A questo punto il paziente può già muoversi, mentre l’analisi automatica richiederà pochi minuti per estrarre le informazioni utili al medico.
Ringraziamo di cuore il dott. Luigi Dall’Olmo e il professor Fabio Scarpa per la disponibilità e li lasciamo al loro lavoro che abbiamo capito rappresenterà un prezioso passo in avanti per la prevenzione del melanoma: diagnosi più tempestive per consentire cure più efficaci. Un progetto che l’Associazione Piccoli Punti si è impegnata a sostenere grazie all’aiuto di tutte e tutti.
Anche tu puoi fare la tua parte in questo progetto, sostieni la ricerca e aiuta la prevenzione ad essere sempre più vicina alle persone: