Progetto ReteMela: cinque anni di attività

Giovedì 26 novembre si è tenuto a Padova presso ilCentro Culturale San Gaetano il convegno “Progetto ReteMela”: cinque anni di attività. Al Convegno hanno partecipato circa 300 specialisti tra dermatologi e chirurgi specializzati sul melanoma.

Durante il convegno si sono confrontati tutti i “protagonisti” del Progetto che hanno illustrato i risultati finora raggiunti e delineato eventuali prospettive per la risoluzione dei problemi aperti, anche grazie all’intervento di esperti appartenenti ad altre Ulss.

Con il progetto ReteMela, IOV, ULSS 16 e Azienda Ospedaliera (Padova) hanno cercato di standardizzare la presa in carico e l’approccio ai soggetti con lesioni pigmentate della cute e al melanoma cutaneo, ottenendo buoni risultati sia in termini di diagnosi precoce che di trattamento.

Il 74% dei pazienti con melanoma che si sono rivolti agli ambulatori di ReteMela sono guariti. Un risultato sorprendente, frutto di una diagnosi tempestiva e cure efficaci. I tempi di attesa per la prima visita sono scesi a non oltre 10 giorni e 892 persone sono state salvate grazie proprio a ReteMela.

ReteMela ha creato inoltre un Registro che dal 2011 raccoglie tutti i dati istopatologici e clinici. Dati utilissimi per svolgere ricerche sulla storia naturale del melanoma. Fino all’1 gennaio 2015 ReteMela ha assistito 1206 pazienti (il 52% dei quali residenti nell’Usl16 e il 44% provenienti dalle altre Uls del Veneto), il 24% dei quali con un melanoma e il 50% con un melanoma di spessore inferiore inferiore a un millimetro. Individuando quindi nell’insieme un 74% di pazienti praticamente guaribili, avviati poi all’opportuno trattamento chirurgico.

ReteMela però vuole migliorare ancora, operare con sempre maggior efficacia. Il convegno è servito per mettere a fuoco con precisione nuovi obbiettivi: «Il più importante è quello di coinvolgere sempre di più i medici di Medicina Generale sia in fase di screening sia nel condividere con loro più efficacemente il monitoraggio post-trattamento – dice il professor Rossi – . Poi va incrementata la collaborazione tra lo IOV e i dermatologi del territorio, ad esempio, concordando le indicazioni alla registrazione delle immagini diagnostiche e condividendo il percorso diagnostico terapeutico, coinvolgendo anche le altre Usl del Veneto. Infine, bisogna coordinarsi sempre meglio con le associazioni di volontariato, cercando soluzioni condivise a problemi organizzativi che sono emersi in seguito all’aumento dei pazienti e delle attività».

A questo link potete scaricare la presentazione del dott. Marchet e del dott. Campana sull’importantissimo ruolo dei volontari delle Associazioni LILT e Piccoli Punti in questo progetto.