Mack Horton dopo lasportazione del melanoma

Il caso di Mack Horton e le potenzialità dello screening del melanoma.

Tatuatori, parrucchieri ed estetisti uniti contro il melanoma?

La singolare (ed efficace!) segnalazione dell’attento tifoso che ha consigliato al nuotatore australiano Mack Horton di farsi controllare un neo sulla parete toracica in base alle fotografie disponibili online ci ricorda che il numero di persone che potrebbero contribuire allo screening del melanoma è potenzialmente vasto.

Mack Horton dopo lasportazione del melanomaPremesso che l’identità del bravo tifoso non è stata rivelata (potrebbe anche trattarsi di un dermatologo), resta il fatto che si sta progressivamente rafforzando l’idea che la prevenzione del melanoma riguarda non solo il personale sanitario (attraverso l’effettuazione delle visite) ed i pazienti (attraverso l’autocontrollo della pelle), ma anche persone appartenenti a categorie professionali esterne al settore sanitario. Complessivamente, il numero di queste figure professionali è molto elevato e comprende, fra gli altri, tatuatori, parrucchieri, podologi, estetisti, massaggiatori, allenatori, ecc. Ognuno di loro, infatti, si trova nella posizione privilegiata di poter osservare la pelle dei loro clienti in maniera regolare e, in genere, per periodi di tempo prolungati. Inoltre, a seconda della specifica figura professionale, ognuno di loro ispeziona sedi anatomiche che, di per sé, sarebbero di non agevole ispezione da parte del paziente stesso. I parrucchieri, ad esempio, controllano la cute del cuoio capelluto, i podologi la cute interdigitale, i massaggiatori quella del dorso e della parte posteriore degli arti.
Come si potrà immaginare, però, uno screening del melanoma ad opera di personale non-sanitario va considerato con molta cautela, in quanto potrebbe comportare anche degli svantaggi. Ad esempio, da un lato esso potrebbe aumentare il numero di persone inviate inutilmente a visita ambulatoriale (i cosiddetti casi “falsi positivi”) e di conseguenza “sovraccaricare” il sistema sanitario; dall’altro, una valutazione iniziale non accurata potrebbe produrre una falsa rassicurazione e quindi ritardare la diagnosi finale ed il trattamento (i cosiddetti casi “falsi negativi”).
Ad ogni modo, che il coinvolgimento delle figure professionali non-sanitarie nella diagnosi precoce (“prevenzione secondaria”) sia efficace o meno, esso rappresenta purtuttavia una straordinaria opportunità di educare le persone in tema di protezione dai raggi ultravioletti, di autocontrollo della pelle, di pericolosità dei lettini solari (“prevenzione primaria”). I mezzi attraverso i quali realizzare la prevenzione (primaria e, eventualmente, secondaria) attraverso queste nuove figure (i cosiddetti “skin care champions”) sono una solida formazione teorica, dei corsi di training dedicati e dei programmi di qualità che valutino attentamente i costi ed i benefici di questo tipo di iniziative. Come si può ben intuire, tutto ciò richiede tempo e risorse economiche.
Proprio la settimana scorsa, mentre mi trovavo in un ospedale inglese per lavoro, ho conosciuto un collega che ha organizzato un interessante programma educazionale rivolto ai tatuatori della regione di Bristol, dopo che uno di essi aveva osservato un neo sospetto sul dorso di un cliente e gli aveva correttamente suggerito di eseguire degli accertamenti. La diagnosi precoce ed il buon fine di questa storia individuale hanno stimolato il personale sanitario ad aumentare la sorveglianza nei confronti dei tumori cutanei. A tal fine, è stata inviata una mail a tutti i tatuatori della regione offrendo loro la possibilità di partecipare ad un incontro educativo che aveva come temi l’anatomia e le funzioni della cute, la foto carcinogenesi, le strategie di prevenzione e, soprattutto, come affrontare un argomento – potenzialmente spinoso, ma importante – e non di loro stretta competenza. L’invito è stato accolto con entusiasmo. Se la valutazione di questo studio pilota – e di altre analoghe iniziative in UK – sarà positiva, è ipotizzabile che si possa espandere il progetto anche ad altre figure professionali.

Per chi vuole approfondire:
https://thenewdaily.com.au/sport/other-sports/2016/10/21/mack-horton/
Pleat J. Melanoma screening by non-health-care professionals. Lancet Oncology. 2016 Oct;17:1352-1353.
Hunt L. Tattooists urged to spot warning signs. Nurs Stand 2016; 30: 11.

Luca Giovanni Campana 
Ricercatore Università di Padova
Medico Chirurgo presso U.O.C. Chirurgia Oncologica
Istituto Oncologico Veneto – IOV

Foto campana professionale